Sarà inaugurata sabato 25 maggio 2024 alle ore 18.00 la mostra “Obey: art will save the world”, allestita presso il Museo Nazionale di Archeologia del Mare di Caorle (Ve) organizzata in collaborazione con il Museo nazionale Collezione Salce di Treviso (luoghi della cultura di appartenenza statale gestiti dalla Direzione regionale Musei Veneto) e curata da Matteo Vanzan e Michele Ciolino con la produzione di MV Arte di Vicenza.
Un percorso espositivo di circa 30 opere complessive strutturato per entrare in dialogo con la cultura materiale del Museo in una stretta alternanza di storia e contemporaneità. L'obiettivo non è solamente fornire una panoramica sulle principali tematiche che segnano la nascita di uno degli artisti contemporanei più conosciuti al mondo, la cui fama è stata paragonata a quella di Andy Warhol, ma anche di tracciare una linea di congiunzione temporale che permetta di suggerire l’intreccio di epoche diverse che rappresentano valori e messaggi inseguendo gli stessi obiettivi, seppur con motivazioni ed ideologie molto differenti tra loro.
“Devo a un’intuizione del mio dirigente dott. Ferrara, che ringrazio” commenta Federico Bonfanti, direttore del Museo nazionale di Archeologia del Mare di Caorle, “l’idea di accostare le opere di Obey, che già si prestavano ad entrare in dialogo con i reperti archeologici esposti nell’allestimento permanente del museo, molti dei quali ci parlano di temi quali la guerra, il potere, l’integrazione sociale, con alcuni manifesti appartenenti all’importante Collezione Nando Salce di Treviso”. “E in effetti” continua Bonfanti “è innegabile che i manifesti pubblicitari della collezione Salce, attraverso il linguaggio universale dell’immagine, consentono di arricchire il percorso espositivo attraendo il nostro sguardo e offrendo ulteriori spunti di riflessione, per similitudine o per contrasto, sui concetti cari ad Obey, mostrando come determinate questioni e problematiche si ripropongano ciclicamente nel corso del tempo, essendo radicate nella storia dell’umanità”. “Desidero rivolgere un ringraziamento particolare”, aggiunge Bonfanti, “alla direttrice Elisabetta Pasqualin e a tutto lo staff del Museo nazionale Collezione Salce di Treviso per aver sposato fin da subito quest’idea progettuale e aver contribuito in maniera determinante alla sua realizzazione, concedendo alcuni manifesti in prestito e fornendo un fondamentale supporto tecnico e organizzativo alla mostra”.
“Obey” dichiara Matteo Vanzan, direttore di MV Arte, “è contro la guerra, contro l’oppressione degli innocenti, sostiene la libertà di espressione, la critica alle politiche governative e la promozione della pace e dell’uguaglianza raccontando identità personali e diversità culturali rivolte alla promozione dell’inclusione sociale, spesso attraverso l’uso di immagini di persone di diverse etnie e background. Questa esposizione è pensata come denuncia per immagini alle criticità del nostro contemporaneo in un filo conduttore che vuole ripercorrere la storia dell'umanità intera”.
L'arte, con la sua capacità di esprimere emozioni e concetti legati alla nostra sfera interiore, ha la forza di ergersi come potente voce di denuncia contro ogni tipo di violenza. Attraverso le sue forme, siano esse pittura, scultura, letteratura, musica, teatro, gli artisti hanno trovato mezzi inequivocabili per riflettere sulle conseguenze di conflitti armati, aggressioni nei confronti dei più deboli e devastazioni ambientali. Nelle loro espressioni trovano luogo immagini cruente, disturbanti e metamorfiche, con l'obiettivo di suscitare nel nostro incessante guardare una reazione emotiva ed una riflessione profonda.
Obey, calato sin da studente nella scena underground legata allo skateboard e al punk rock melodico di base a Los Angeles, si inserisce in un viaggio globale nell’immaginario politico e sociale, un’esplorazione dei linguaggi e delle sfide della contemporaneità. L’artista è una delle figure cardine della nascita e diffusione della Street Art, nonché uno dei principali artefici della trasformazione della Street Culture da controcultura a stile e grammatica dell’immaginario metropolitano globalizzato, in una carica critica che lo ha trasformato in una sorta di paladino della giustizia e stregone incontrollabile che interpreta lo spirito del nostro tempo.
Il passaggio dal muro al manifesto serializzato trova suo pieno compimento, sempre in congiunzione con il postulato teorizzato da Warhol, in una duplicazione potenzialmente infinita della sua stessa essenza.
Ne sono chiaro esempio alcune tra le più iconiche immagini presenti nel percorso espositivo, da “Obey Giant” a “Vote”, la prima che rappresenta l'esordio di Shepard Fairey nel mondo della Street Art, la seconda il momento in cui l'artista conobbe la consacrazione della sua ricerca in tutto il mondo. Ancora, in mostra, saranno esposte, tra le altre, le iconiche “Make Art Not War”, “Defend Democracy”, “Green Power”, “Peace” e “Liberté Égalité Fraternité” che saranno allestite accanto ad alcuni manifesti del Museo nazionale Collezione Salce di Treviso, in particolare “A me!” di Enrico Sacchetti (1924), “Ilva” di Anselmo Bucci (1919), “Sottoscrivete si arrenderanno!” di Gino Boccasile (1942), “Shell” di Aldo Mazza (1925) e “Per la libertà e la civiltà del mondo sottoscrivete al Prestito Nazionale” di Marcello Dudovich (1915).
La mostra sarà aperta da domenica 26 maggio a domenica 29 settembre 2024 il venerdì, sabato e domenica dalle 10.00 alle 18.00 con ultimo accesso alle ore 17.00.